LAVORI IN CORSO
Stiamo lavorando per aprire il Parco prima possibile.
Il lavoro da fare è tantissimo e noi siamo pieni di entusiasmo.
Se avete qualche suggerimento mandatecelo.
il nostro indirizzo è ilboscodellarte@gmail.com
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“Il Bosco dell’Arte” Sintesi
In un tempo in cui l’attività umana ha distorto il rapporto con il paesaggio, snaturandolo, a volte distruggendolo, l’azienda “Il bosco dell’Arte” si assume il compito di dare nuovo valore allo spazio naturale costruendo un Parco Didattico Naturalistico Integrato con sculture ed installazioni di artisti contemporanei.
Il parco comprende un grande spazio coperto, ricavato da un vecchio edificio ex agricolo trasformato per accogliere laboratori artistici, laboratori didattici, spazi espositivi e spazi di ristoro. C’è inoltre nel parco un’ampia parte scoperta, percorribile con una viabilità pedonale che si sviluppa attraverso un bosco di faggi lambito da un ruscello; in quest’ambito sono inserite installazioni artistiche temporanee e permanenti, un anfiteatro naturale per spettacoli e manifestazioni oltre ad un circuito naturalistico. Il parco contiene i servizi complementari per l’accoglienza di visitatori e studiosi: parcheggi, centro informative e punti di ristoro.
“Weltanschauung”
Da tempi immemori il territorio dell’alta marca trevigiana, nell’arco pedemontano che va dal Piave alle pendici del Cansiglio, ha sostenuto le popolazioni locali fornendo cibo, materie prime, legna e molto altro, in una parola: “ricchezza”. È vero, non era “ricchezza” a buon mercato: il prezzo da pagare era un duro lavoro e grandi fatiche il cui risultato era spesso una misera manciata di cibo e beni appena sufficienti per una magra sopravvivenza, perseguendo un sempre precario equilibrio fra esigenze umane e le pretese di una terra spesso avara e talvolta generosa.
Sarebbe comunque riduttivo pensare che la semplicità delle lavorazioni contadine o boschive trascendesse da una visione più ampia: “superiore”. Anche a queste latitudini l’uomo ha sempre cercato di coniugare il lavoro con l’esigenza di ordine, armonia e bellezza. Una costante azione di modellamento degli spazi naturali per strapparli al selvatico e piegarli ad un ordine appagante non solo sul piano utilitaristico ma anche su quello estetico.
Una diuturna lotta ha mosso l’ingegno umano ad elaborare processi produttivi sempre più complessi, spingendolo ad elaborare modelli di comportamento sempre rinnovati, per tentare di ridurre la fatica spingendosi fino ad inventare nuovi strumenti di lavoro. In sintesi a sviluppare una Cultura che si fondava sull’uso intelligente delle risorse. “Suol l’utile a l’industria esser conforme” recita un vecchio detto medievale. E I nostri predecessori non si sottraevano a questa regola È stato un processo altalenante, lento ma inarrestabile che raggiunse un ragionevole equilibrio nell’interazione fra uomo e ambiente. A volte le soluzioni adottate rasentavano la genialità; (basti pensare ad esempio alla panca per costruire gli zoccoli, un geniale attrezzo che coniuga semplicità e funzionalità).
Ma la terra continua ad essere lì, femminilmente aperta ad accogliere le nostre istanze e generosamente pronta a continuare a nutrirci e non solo di cibo. Sempre che vogliamo adattarci a rivolgerglisi umilmente per riscoprirla e per fruirne in modi nuovi ed innovativi .
Duole constatare che l’interazione osmotica che da millenni sottendeva armonicamente al rapporto uomo-terra è oggi quasi totalmente dimenticata, per non dire cancellata. L’utopia che perseguiamo è quella di guidare le nuove generazioni ad una sorta di agnizióne, che stimoli la riscoperta, nel vissuto profondo assimilato attraverso il vivere il territorio e il contatto con i superstiti delle antiche tradizioni, le tracce di quelle spinte creative di cui sopra.
Si pone quindi a noi, moderni residenti di questi territori, il problema di codificare e definire una nuova relazione con l’ambiente naturale che risponda adeguatamente alle mutate esigenze del nostro tempo. È indispensabile, in primis sul piano etico e morale, porre rimedio all’arrogante presunzione di poter impunemente abbandonare la terra senza pensare di dover pagare l’alto prezzo che ne deriva. Non possiamo fingere a lungo di non vedere il degrado idrogeologico che inesorabilmente erode e sgretola la terra che calpestiamo, franando a valle strade e abitazioni, costringendoci a faraonici lavori di contenimento e ripristino di cui i nostri vecchi non immaginavano neppure la necessità, sempre pronti com’erano alla cura quotidiana e minuta della terra, tracciando gavìn (canali di scolo), contenendo ruscelli, piantumando declivi.
Emerge dunque la necessità di definire chiaramente fino a che punto la conservazione delle tradizioni possa o debba prevalere sulle supposte necessità contemporanee.
Finché si continuerà a credere che le iterazioni sopra descritte siano solo un passato da tutelare, riscoprire e conservare, il nostro lavoro avrà vita breve.
Il termine tradizione (dal lat. traditio-onis, "consegna, trasmissione"), nell’accezione che intendiamo, esprime il suo significato principale in “trasmissione nel tempo di modelli di comportamento e norme di vita”. Ciò che si deve custodire e trasmettere sono i modelli e le norme, in sostanza la lezione del passato, non tanto le azioni compiute. In realtà quelle che solitamente definiamo “tradizioni”, lungi dall’essere meccanicamente trasmesse da una generazione all’altra, appaiono spesso come il frutto di una selezione, ex post, del passato e sono oggetto di continue trasformazioni se non addirittura il prodotto di vere e proprie ‘invenzioni’, come sostenuto da E. Hobsbawm e T. Ranger[††]
Illuminante per la comprensione del nodo del problema è quanto dice Gustav Mahler: “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Resta a questo punto aperta la questione più complessa, quella di individuare quale sia il fuoco e quale sia la cenere.
Dare risposta a questo quesito è l’elemento propulsivo da cui scaturisce l’idea del Parco Tematico “Il Bosco dell’Arte”. Prima di essere un luogo fisico il Parco è una ”imago” nel suo significato latino (immagine, spirito, concetto, visione, sogno, apparenza, ricordo, riflesso, paragone, allegoria, allucinazione); un’astrazione insomma, intorno cui elaborare e costruire ipotesi e linee guida per ridisegnare l’approccio dell’Uomo con la Natura, la Tradizione, l’Arte.
3. Il contesto culturale
È memoria comune (anche se è oramai appannaggio delle generazioni più attempate) la vista dell’elegante ordine dei prati, dei pascoli e dei boschi, che caratterizzava il paesaggio pedemontano fino alla metà degli anni ’60 del secolo scorso e che ora troviamo solo immortalato su ingiallite fotografie quasi tutte in bianco e nero. I declivi prealpini erano discretamente sottolineati da una fitta rete di trói e cariàde (sentieri e mulattiere) costantemente solcati da un regolare andirivieni di contadini, boscaioli, donne, ragazzi e persino bambini, legati alla terra da una costrizione alla sopravvivenza ma ricavando, in aggiunta, da questo rapporto una serenità ed una gioia di cui oggi abbiamo perduto il ricordo.
Il territorio, fino alla fine degli anni ’50, appariva totalmente diverso da come lo si può leggere ora; pur nella povertà diffusa; quasi nessun lembo d’esso era incolto o abbandonato. nessun edificio era in disuso. Anche gli annessi sparsi sui prati più alti erano usati, pure se solo stagionalmente; l’uomo fruiva interamente delle risorse che l’ambiente offriva. L’ambiente secondario (agricolo) era solo in minima parte influenzato dall’uso delle macchine ed il tipo di agricoltura lasciava spazio alla presenza di una flora molto eterogenea e variegata, vuoi nelle colture miste vuoi negli spazi marginali come pure nei terreni in forte pendenza.
Uno stretto rapporto fra uomo e terra, nei secoli, ha generato quel valore immateriale che va sotto il nome di “Cultura”. Una cultura a 360 gradi che coinvolgeva non solo i lavoratori della terra ma l’intera compagine sociale. Questa si concretizzava, come detto, in processi produttivi stabilmente codificati, in opere di architettura che pur generate da persone semplici rispondevano appieno ai canoni classici del rapporto aureo, di ingegneria idraulica e non solo minimale, di botanica e silvicoltura eradicando specie aliene; per non parlare del maturare di ancestrali storie e leggende, musiche popolari, raffigurazioni artistiche ecc. …
In particolare nel territorio del comune di Fregona, ma non solo qui, gli anni del “benessere”, dal ’60 in poi, mutarono rapidamente il paesaggio. A parte lo spopolamento dovuto alla migrazione industriale, anche l’attività agricola subì radicali mutamenti. Sorsero capannoni per allevamenti intensivi il cui uso però fu limitato a pochi lustri per poi finire nell’attuale abbandono. I prati alti sulle colline, un tempo rasati come campi da golf furono lasciati all’abbandono diventando boschi disordinati. Le vallate lungo le “frighe” si riempirono di arbusti e rovi. Solo pochi terreni quasi pianeggianti continuano oggi ad essere coltivati. Molti di questi sono coperti, o si stanno coprendo di modernissimi vigneti, non sappiamo ancora con quali conseguenze per la nostra salute.
4. Il contesto paesaggisticoAttualmente grandissima parte del territorio comunale, in primis quello lungo le “frighe” (caratteristici avvallamenti che lo caratterizzano e da cui deriva il nome al Comune – Frigonia tellum) è in stato di abbandono e procura non pochi problemi di ordine idrogeologico.
Il parco, attraverso l’accurato controllo dell’ambiente naturale e l’intersezione arte – natura – cultura, vuole essere un esempio di utilizzo e recupero intelligente del territorio degradato. L’esito atteso è un “nuovo” territorio, rispettoso del naturale scorrere dell’alternanza stagionale della natura e dei modelli d’uso applicati dai nostri padri ma totalmente fruibile ai moderni visitatori, dove la flora si sviluppa in modo spontaneo e ordinato sotto il controllo umano dove le opere d’arte si inseriscono in modo complementare in un apporto di reciproca valorizzazione che può spingersi fino alla fusione dell’una nell’altra. La distribuzione delle opere d’arte terrà conto dei diversi microsistemi ecologici presenti lungo in percorso. In particolare si porrà attenzione a rispettare lo sviluppo naturale della flora endemica e, ove possibile, ripristinare le antiche tecniche colturali adottate in questo specifico territorio (prà da aqua, marthìte e parti cespugliate). Gli artisti che interverranno per arricchire il Parco saranno liberi di sviluppare la propria opera seguendo, di volta in volta, un tema proposto dall’organizzazione nell’alveo degli obiettivi del Parco.
I laboratori didattici e di produzione diventano un incubatore di conoscenze basate sulla tradizione che si coniugano con gli attuali elementi di conoscenza e di innovazione anche tecnologica. Il loro obiettivo è trasmettere alle giovani generazioni le lezioni che ci tramanda la tradizione per cogliere il valore attuale di tali insegnamenti.
Scendendo a cose più concrete, sebbene non più importanti, consideriamo che l’agricoltura di montagna oggi non è più sostenibile, se non come integrazione di redditi diversi. Il punto di partenza, il primo filo conduttore, propone la cultura e l’arte come base di un rinnovato rapporto con l’ambiente per esaltare la creatività dell’uomo e consentire a tutti di fruire del versatile spettacolo della natura addizionato con l’opera di artisti da inserire nell’ambiente.
L’idea imprenditoriale che muove il Parco s’inserisce in un progetto di lungo respiro che si svilupperà nel corso di diversi anni e che si arricchirà nel divenire per effetto delle esperienze via via maturate e delle risultanze di un dibattito culturale che si auspica vivace e costruttivo.
Nella fase di avvio si vuole realizzare una serie di eventi culturali, creativi e dello spettacolo all’interno di un parco culturale denominato “Il bosco dell’arte”. Esso è inserito in un territorio ora marginale e parzialmente in disuso, che s’intende recuperare e trasformare per costituire un ambiente naturale “evoluto” atto ad ospitare mostre permanenti e temporanee di opere d’arte, laboratori artistici e didattici, e spazi ove sia possibile rappresentare spettacoli ed eventi culturali legati al tema del rapporto UOMO – TERRA – CULTURA – ARTE.
5. Il ParcoIl parco insiste su un fondo, quasi totalmente immerso nella “Val de Ron” a ridosso del corso del Bordon, che comprende: un prato denominato “Sommariva”, una Stalla, un Capannone, entrambi fino a poco fa praticamente in disuso e apparentemente senza possibilità di un riscatto, e una valle boscata, la “Val de Ron” appunto.
L’obiettivo è intervenire in modo da usare le varie tipologie agronomiche attuali: prati, immobili e terreni residuali, per aggiungere un uso culturale a quello colturale togliendolo all’abbandono.
Non è da trascurare l’interessante sinergia dovuta all’immediatezza logistica del Centro di Appassimento del Torchiato, che dista poco più duecento metri dalla zona proposta. Il logico sviluppo dell’attività didattica, divulgativa e culturale che scaturisce dalle attività del Consorzio del Torchiato, recentemente riorganizzatosi in “Cantina Produttori Fregona s.c.a.” così come quelle del Parco delle Grotte del Caglieron potrebbero trovare spazio utile nei laboratori e nei servizi del Parco.
Senza la presunzione di scoprire chissà quale soluzione, si vuole intervenire nella proprietà in modo da usarne le varie tipologie: prati, immobili, sentieri, gradoni, spiazzi e terreni residuali, per aggiungere un uso “culturale” a quello “colturale”, oramai relegato al totale abbandono.
Gli spazi si prestano a costruire un parco naturalistico in cui inserire armonicamente l’opera di artisti (sculture ed installazioni) accolti secondo le regole del “Cultural mobility information network” e per realizzare un anfiteatro per rappresentazioni.
Il progetto ha per sua natura uno sviluppo pluriennale e comprende due aspetti:
Il Primo stralcio funzionale: fase uno, prevede di realizzare:
Un secondo stralcio funzionale: fase due, prevede l’inclusione nei servizi accessori al Parco di spazi e immobili adiacenti allo stesso per realizzare:
La parte immateriale del paco è centrata su due direttici.
La prima riguarda:
La seconda concerne la
I punti chiave delle attività del parco ruotano intorno all’organizzazione con cadenza annuale di un’iniziativa volta a coinvolgere artisti da tutto il mondo secondo le regole del “Cultural mobility information network”, attraverso l’uso della piattaforma www.transartists.org (una sorta di ex tempore).
Un secondo nodo focale è rappresentato da un convegno, dove esperti di ambiente, naturalisti, storici e cultori delle tradizioni elaborano la vision culturale e le line guida delle attività del parco.
7. Il contesto socio - amministrativoIl parco “Il bosco dell’arte” è situato ad Osigo, in comune di Fregona, dove insiste l’Area Natura 2000 (DPR 357/97), “Foresta del Cansiglio” codice IT3230077 e dove ubicato il Parco Regionale delle “Grotte del Caglieron” riconosciuto dalla Regione Veneto come - Area Naturale Protetta di Interesse Locale ai sensi della Legge regionale 16 agosto 1984, n. 40.
L’area di pertinenza del Parco, attualmente inserita in zona agricola, è recentemente stata oggetto di variazione urbanistica e inserita in Zona ZTO “Fb24” (Osigo Via Danese) con lo strumento del Piano degli Interventi (PI) Variante n.2 del Comune di Fregona approvato nel settembre 2016 che sarà pienamente operativo dagli inizi di marzo 2017.
Le specifiche dell’area prevedono: “È consentito il recupero del 100% della superficie esistente a servizi di uso pubblico (spazio espositivo per arti, laboratori didattici e artistici, centro visite, punto di accoglienza e informativo, strutture ricettive complementari, etc.) finalizzato alla realizzazione di un parco didattico culturale. Lo spazio scoperto potrà essere adibito ad attività teatrali, musicali e culturali. Gli edifici sono ricompresi in fascia di rispetto dell’elettrodotto esistente. Dovrà essere verificato il rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia di campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti. L’attuazione è subordinata a intervento edilizio diretto (IED) convenzionato che definisca le modalità per la gestione delle strutture e per la riqualificazione dell’area di pertinenza”.
8. Analisi competitivaL’Azienda vuole essere una nuova risorsa per lo sviluppo turistico e l’allargamento dell’offerta culturale nel sistema di riferimento territoriale, allo stato, coordinato dal Marchio d’area dei Parchi didattici dell’Alta Marca Trevigiana, che comprende: il Parco Grotte del Caglieron a Fregona, il Parco archeologico-didattico del Livelet a Revine Lago e il Paese della fiaba; Mostra Internazionale dell’illustrazione per l’infanzia Stépàn Zavrel; Fiera del Teatro a Sarmede.
L’intervento sposa in toto, mutatis mutandis, gli obiettivi indicati nel protocollo d’intesa sul sistema turistico locale dei parchi tematici-didattici dell’Alta Marca Trevigiana, sottoscritto in data 5 dicembre 2014 fra i comuni di Fregona e gli altri parchi, a cui questo parco (in un’ottica di integrazione pubblico–privato) intende aderire. A tal fine l’Azienda ha acquisito i documenti di condivisione degli intenti dal comune di Fregona, e dal Capofila del Marchio d’area.
Lungi dall’essere in competizione con le realtà esistenti il Parco intende inserirsi in collegamento sinergico nel sistema dei “Parchi didattici dell’Alta Marca Trevigiana”.
La collaborazione, in particolare con il Parco del Caglieron, si concretezza nella disponibilità del Parco Bosco dell’Arte ad ospitare gli utilizzatori dei laboratori didattici almeno fino alla concreta realizzazione dei laboratori nella zona delle grotte. La collaborazione sarà regolata nelle modalità, nei tempi e nei costi da una convenzione con l’Ente Pubblico. La maggiore dinamicità nella risposta alle sempre mutevoli aspettative dei visitatori conseguente alla sua natura di azienda privata risulta essere un uteriore punto di forza per il successo dell’Azienda.
Il rilievo orografico, a Fregona, è il protagonista del paesaggio. Con riferimento ai principi teorizzati da Gilles Clèment sulla gestione del terzo paesaggio, si può affermare che per sua natura il territorio è ricco di “residui” derivanti dall’abbandono di terreni, un tempo sfruttati nella fattispecie dall’agricoltura, perché incompatibili con l’utilizzo delle macchine. Qui trovano riparo molte specie vegetali e faunistiche sfrattate dagli ambienti coltivati che sono comunque fondamentali per l’equilibrio ecologico del territorio, qui infine si trova il più alto indice di biodiversità.
9. Sostenibilità turisticaIl flusso turistico di Fregona, è attualmente centrato su due punti caldi: la Foresta del Cansiglio e le Grotte del Caglieron
Se la foresta del Cansiglio, grazie alla sua collocazione ‘marginale’ nel territorio comunale ha trovato un suo equilibrio nei flussi di accesso grazie ad una soddisfacente distribuzione dei servizi (bar, ristoranti, rifugi) e grazie alla specifica caratterizzazione prevalentemente eco-naturalistica dei visitatori, non si può dire altrettanto delle Grotte del Caglieron. In questo sito si assiste sempre più spesso a intasamenti molto problematici dovuti all’accresciuto afflusso di visitatori che, stante la relativa brevità delle visite al sito, concentra i flussi in orari di punta difficilmente gestibili anche teorizzando interventi radicali.
La realizzazione del nuovo Parco ha il vantaggio di decongestionare la logistica dei flussi permettendo una rotazione nella fruizione delle due realtà che, tra l’altro, potrebbero integrarsi vicendevolmente, centrati come sono su aspetti diversi della natura e dell’arte umana.
La specificità dei contenuti del parco “Il bosco dell’arte” si astrae dalla stagionalità in quanto lo spettacolo della natura è parimenti interessante in tutte le stagioni e così è anche per l’aspetto dell’arte.
Inoltre le diverse tipologie della rete dei parchi che insistono sul territorio genera picchi di visitatori in specifici luoghi ed in tempi diversi, il “Il bosco dell’arte” diviene quindi di volta in volta, un polmone o un volano in sinergia con le altre realtà.
10.Sostenibilità ambientale e fruibilità
Il riutilizzo di strutture edilizie esistenti è caratteristica pregnante del progetto che prevede l’uso esclusivo di manufatti esistenti e il recupero e la messa in sicurezza di edifici e strutture attualmente in disuso.
Tutti gli interventi previsti, sono centrati sul recupero e la messa in sicurezza di strutture ora esistenti e saranno tesi a migliorarne l’impatto estetico rispetto all’ambiente (nel caso del capannone).
Anche per quanto riguarda la viabilità interna al parco si sfrutteranno, mettendoli in sicurezza, i percorsi, i terrazzamenti e gli spiazzi preesistenti, un tempo utilizzati come terrazzamenti per colture specifiche (viti, patate, erbai,ecc.).
Il progetto fa un passo ulteriore nella direzione della minimizzazione dei costi ambientali perché interviene sul recupero di parti di ambiente degradati ed attualmente non utilizzabili valorizzandone la valenza ecologica e paesaggistica coniugandola con opere d’arte.
La totalità delle strutture visitabili e dei laboratori sono libere da barriere architettoniche. Tutti gli accessi al parco, ai laboratori didattici, di produzione artistica e ai servizi, sono in piano e saranno dimensionati secondo le normative vigenti.
Il parco è dotato di un congruo numero di parcheggi per auto e per pullman.
11. Obiettivi ed elementi innovativiL’obiettivo generale è recuperare e tramandare, con particolare attenzione verso le giovani generazioni, il valore culturale dell’atavico rapporto uomo – terra, inscrivendolo in una moderna gestione dell’ambiente che trascenda il mero sfruttamento delle potenzialità silvo-agro-alimentare per connotarvi elementi di arte, bellezza, intrattenimento, spettacolo e cultura.
L’elemento innovativo sta nella volontà di porre la cultura e l’arte alla base di un rinnovato rapporto con l’ambiente per esaltare la creatività dell’uomo e coniugarla con la versatilità della natura.
L’Impresa ha per sua natura uno sviluppo pluriennale articolato su più fasi che comprende due aspetti: l’uno materiale, attraverso l’organizzazione di beni mobili ed immobili; l’altro immateriale, (valorizzazione di antiche tradizioni, teorie sul paesaggio e arte, ecc…) che assume l’ambizione di intervenire, sull’approccio culturale e filosofico dell’interazione dell’uomo con l’ambiente.
12.Comunicazione e divulgazione
L’Azienda utilizzerà i più diffusi social network per l’informazione: Facebook, Twitter, Instagram e simili.
Ci sarà il coinvolgimento dei media televisivi e di stampa. Sarà realizzato un sito internet dedicato al parco; saranno messi in atto tutte le strategie di marketing più appropriate per pubblicizzare il parco e gli eventi programmati.
Utilizzo dei più diffusi social network per l’informazione: Facebook, Twitter, Instagram e simili. Coinvolgimento dei media televisivi e di stampa. Realizzazione di un sito Internet dedicato al parco; Realizzazione di una manifestazione, che coinvolga gli addetti ai lavori ed il pubblico in generale, comprendente:
L’Impresa “Il Bosco dell’Arte” assume la forma societaria della S.r.l.s. ed è iscritta al registro delle Imprese della Camera di Commercio di Treviso con codice ATECO prevalente 90.03.09 “Altre creazioni artistiche e letterarie”.
La società è costituita da Michele de Conti, titolo di studio di Maestro d’arte e disegnatore. Ha lavorato come disegnatore presso a ditta Blue Steel di Vittorio Veneto dal 2008 al 2012; si è occupato di progettazione e realizzazione di brevi filmanti pubblicitari e attualmente svolge attività di pittore dilettante. Nell’azienda ha funzioni direttive e tecniche. Sfruttando la qualifica di “Maestro d’arte”, si occupa di organizzare le attività artistiche e logistiche coordinando l’azione delle imprese esterne, dei collaboratori e degli artisti convocati, seguendo la logica successione dei lavori.
L’altro socio è Marco de Conti, titolo di studio: perito commerciale e corrispondente in lingue estere. È stato funzionario del Ministero del Lavoro e della Provincia di Treviso. Ha esperienza pluridecennale di direzione in strutture amministrative complesse; gestione del personale e progettazione di sistemi informativi; ha svolto attività di analisi e progettazione di sistemi informativi complessi per conto del Ministero del Lavoro, e di Veneto Lavoro (Anagrafe Regionale Obbligo Scolastico e Formativo) È proprietrio del 39% della società ed ha nell’azienda il ruolo di Amministratore con funzioni amministrative; si occuperà della parte contabile ed amministrativa curando i contatti con le banche, i consulenti, la gestione del personale e seguendo la parte della comunicazione.
14.ConsulenzeIl parco si avvarrà di un consulente di progetto nella persona di Padovan Arch. Ezio: esperto nella ideazione e progettazione di parchi tematico-didattici e in generale rivolti al turismo culturale ed emozionale, tra i quali: il Parco Archeologico-didattico del Livelet in Comune di Revine Lago (TV); il Parco naturalistico delle Grotte del Caglieron in Comune di Fregona (TV); il parco archeologico-didattico di Castel Madama in Comune di Castel Madama (RM), il Museo della Pietra di San Gottardo e del complesso rupestre della Sengia Dei Meoni in Comune di Zovencedo (VI); Oasi Naturalistica del Lago di Santa Croce in Comune di Alpago (BL); Oasi Naturalistica del Madruk in Comune di Fregona (TV); il Parco archeologico-didattico di Genicciola in Comune di Podenzana (MS); il Parco tecnologico-ambientale di Roa in Comune di Longarone, ex Castellavazzo (BL); il Parco naturalistico del Brent de L’Art in Comune di Trichiana (BL).
L’architetto svolge le attività di progettazione architettonica, strutturale e impiantistica, Direzione Lavori e Contabilità, Coordinamento per la Sicurezza (D.Lgs. 81/2008) in Fase di Progettazione e Esecuzione, oltre a redigere Varianti urbanistiche finalizzate alla realizzazione di opere pubbliche. Redige inoltre Valutazioni di Impatto Ambientale (S.I.A.) e Valutazioni di Incidenza Ambientale (VINCA).
15.ConclusioniQuesto documento è redatto al fine di consentire una visione globale dell’idea imprenditoriale e della sua sostenibilità reddituale; l’obiettivo è quello di stimolare l’interesse dei destinataria sostenere finanziariamente l’Impresa, fornendo elementi concreti di valutazione.
Risulta evidente che l’impresa pur partendo su basi solide richiede un intervento di supporto il cui ordine di grandezza, in aggiunta alla spinta del finanziamento regionale, si aggira sui centomila euro che dovranno essere attinti all’esterno con un piano di restituzione di dieci anni. Resta quindi ferma l’urgenza dell’accesso al credito e la necessità di una diversificazione delle modalità di restituzione che si prevede a breve termine per la parte che anticipa il contributo regionale e a medio lungo termine per la parte del mutuo con restituzione a partire dall’apertura del parco.
Siamo fermamente convinti che il nostro lavoro avrà successo e che fra qualche tempo potrete essere nosti ospiti nel Parco “Il bosco dell’arte”.
[*] Termine della lingua tedesca. Esprime un concetto di pura astrazione che può essere restrittivamente tradotto con "visione del mondo", "immagine del mondo" o "concezione del mondo".
[††] Il concetto di invenzione della tradizione, e quello correlato di tradizione inventata, sono stati introdotti nel 1983, con la pubblicazione di un libro, oggi divenuto un classico, curato da Eric Hobsbawm e Terence Ranger, The Invention of Tradition, edito per la Cambridge University Press. Il libro era strutturato come una silloge coordinata e multidisciplinare di casi di studio, esposti da storici e antropologi, e preceduti da un'introduzione teorica. Nel saggio introduttivo, Hobsbawm ipotizza che molte «...tradizioni che ci appaiano, o si pretendono, antiche hanno spesso un'origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta». L'invenzione, molto spesso, è il frutto di un singolo atto volitivo o avviene attraverso un più articolato processo creativo che si realizza, comunque, in un breve arco di tempo. Le "tradizioni inventate" sono spesso l'elaborazione di una risposta a tempi di crisi, a epoche di rapido cambiamento sociale, alla necessità di dover fronteggiare nuove situazioni; il richiamo al passato serve allora per acquistare a se stesse una forma di legittimità.